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I fenomeni caotici

Lo Stretto di Messina è un luogo unico ed affascinante, sede di particolari fenomeni caotici, quali i vortici (le Bocche di Cariddi), le scale di mare, le macchie d’olio. Questi fenomeni sono dovuti ad una combinazione di fattori legati alle correnti di marea peculiari di quest’area ed all’incontro-scontro di due mari, il Tirreno e lo Ionio aventi caratteristiche chimico-fisiche (salinità, temperatura e densità) diverse. Il Mar Tirreno è mediamente più freddo e meno salato dello Ionio anche se, lungo tutta la costa compresa tra Giardini Naxos e Messina, i fenomeni di upwelling portando in superficie acque profonde, determinano che le acque ioniche presenti nello Stretto siano sensibilmente più fredde di quelle riscontrabili alla medesima quota in altri siti del bacino ionico. Per le acque di superficie estive le differenze di temperatura nello Stretto sono comprese mediamente tra 4 e 10°C. Le correnti stazionarie a livello della sella sottomarina fluiscono verso Sud dalla superficie a 30 metri ed in senso inverso da questa profondità fino al fondo, con velocità che possono raggiungere anche i 50 cm/sec in particolari situazioni meteo-marine. La co-oscillazione delle masse d’acqua dello Stretto con le maree dei mari adiacenti origina le correnti di marea che, con fase pressoché opposta e con uguale ampiezza, si sommano a quelle stazionarie. Le velocità relative raggiungono, lungo la sezione corrispondente alla sella Ganzirri – Punta Pezzo, valori massimi di oltre 200 cm/sec sia nel flusso verso Nord (corrente “montante”), sia in quello verso Sud (corrente “scendente”), interessando all’incirca con la stessa intensità la massa d’acqua nella sua interezza. Le misure più recenti segnalano che la velocità di spostamento delle acque nell’area dello Stretto può arrivare, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, fino ad un massimo di 20 Km/h.

Quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello (fino a 27 cm) che si viene a creare determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di corrente “scendente” le acque tirreniche più leggere scorrono sulle ioniche più pesanti fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della corrente “montante”, acque sempre più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella. L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di tutta una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi “disturbi” della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale (nel caso dei “tagli” e delle “scale di mare”) oppure verticale (nel caso di “garofali”, “bastardi” e “macchie d’olio”). Per i fenomeni del primo tipo si tratta di vere e proprie onde, simili a quelle riscontrabili al cambio di marea negli estuari, che si sviluppano quando, nel caso della montante, le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti, già presenti nel bacino. Queste onde di discontinuità si svilupperanno in particolari punti (Ganzirri, Torre Faro e Punta Pezzo) estendendosi nella parte centrale dello Stretto, a volte ampliandosi ed intensificandosi per l’azione dei forti venti che spingono un tipo d’acqua su un altro.

Per quanto concerne, invece, i fenomeni a sviluppo verticale si tratta di veri e propri gorghi formati dall’incontro di correnti opposte e favoriti dall’irregolarità del fondo. I principali gorghi si formano comunque in punti determinati con corrente montante. Si tratta del mitologico “Cariddi”, a sud di Capo Peloro. Un grosso “garofalo” formato invece dalla corrente scendente si trova tra Punta S. Raineri e l’ingresso del porto di Messina. I “garofali” presentano una rotazione ciclonica ed in essi le acque più pesanti affondano sopra quelle più leggere che emergono con moti turbolenti. Nel caso delle “macchie d’olio” il movimento è invece anticiclonico e le acque affiorano al centro del vortice mostrando una superficie calma d’aspetto oleoso. Per quanto riguarda i “bastardi” essi sono correnti che si sviluppano lungo le coste, con intensità proporzionale e contraria a quella del flusso principale, ma variabile da zona a zona. Queste dinamiche apparentemente caotiche dovute alle maree dello Stretto, nell’antichità, hanno dato origine al mitologico Cariddi: il mostro senza volto che risucchiava le navi dagli abissi producendo vortici e gorghi.